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Puoi fidarti del tuo computer?

Da chi dovrebbe ricevere ordini il nostro computer? La maggior parte della gente ritiene che il computer dovrebbe obbedire all'utente, non a qualcun altro. Con un progetto denominato “informatica fidata” (Trusted Computing), le grandi aziende mediatiche, incluse l'industria cinematografica e quella musicale, insieme ad aziende informatiche quali Microsoft e Intel, stanno cercando di fare in modo che il computer obbedisca a loro anziché all'utente. (La versione Microsoft di tale sistema si chiama Palladium). Alcuni programmi proprietari presentavano già delle funzioni malevole, ma tale progetto le renderebbe universali.

Software proprietario significa, fondamentalmente, che l'utente non può controllarne le funzionalità; né può studiarne il codice sorgente o modificarlo. Non deve sorprendere il fatto che qualche sagace imprenditore trovi il modo di usare il proprio potere per metterci in svantaggio. Microsoft lo ha fatto parecchie volte: una versione di Windows era progettata per segnalare a Microsoft tutto il software presente sull'hard disk dell'utente; un recente upgrade “di sicurezza” per Windows Media Player imponeva l'assenso dell'utente a nuove restrizioni. Ma Microsoft non è certo l'unica: il programma KaZaa per la condivisione di file musicali è progettato in modo che i partner commerciali di Kazaa possano utilizzare parte del computer dell'utente. Queste caratteristiche malevole rimangono spesso segrete, ma perfino quando se ne conosce l'esistenza, è difficile rimuoverle perché l'utente non ne possiede il codice sorgente.

Nel passato questi erano incidenti isolati. L'“informatica fidata” li renderebbe dilaganti. Una definizione più appropriata sarebbe “informatica infida” (Treacherous Computing), poiché il piano è progettato per assicurarsi che il computer disubbidisca sistematicamente all'utente. Anzi, è progettato per impedire al computer di operare come un computer per usi generici. Ogni operazione potrebbe richiedere un'autorizzazione esplicita.

L'idea tecnica alla base dell'informatica infida è che il computer include dispositivi per la cifratura e la firma digitale, le cui chiavi vengono tenute segrete all'utente. I programmi proprietari useranno tali dispositivi per controllare quali altri programmi l'utente possa far girare, a quali documenti o dati può accedere e con quali applicazioni possa aprirli. Tali programmi preleveranno in continuazione nuove autorizzazioni via Internet, imponendole automaticamente all'utente. Se quest'ultimo non consente al proprio computer di ottenere periodicamente nuove regole da Internet, alcune funzionalità verranno automaticamente disabilitate.

Naturalmente, Hollywood e le case discografiche prevedono di ricorrere all'informatica infida per il Digital Restrictions Management (DRM), ovvero “Gestione digitale delle restrizioni”, in modo che i video e la musica scaricata possano essere visti e ascoltati soltanto su un determinato computer. Risulterà del tutto impossibile condividerli, almeno usando i file autorizzati ottenuti da tali aziende. Noi, il pubblico, dovremmo avere sia la libertà sia la possibilità di condividere queste cose. (Prevedo che qualcuno troverà il modo di produrre delle versioni non cifrate, di diffonderle online e condividerle, in modo che il DRM non potrà avere la meglio, ma questo non è un valido motivo per approvare tale sistema).

Negare la possibilità di condividere è già qualcosa di negativo, ma c'è di peggio. Si prevede di usare procedure analoghe per email e documenti – provocando la scomparsa dell'email entro due settimane, oppure consentendo la lettura dei documenti unicamente sui computer di una sola azienda.

Immaginiamo di ricevere una email dal nostro datore di lavoro che ci dica di fare qualcosa che consideriamo rischioso; un mese dopo, quando scoppia qualche grana, non potremo usare quell'email per dimostrare che non siamo stati noi a prendere la decisione. “Metterlo per iscritto” non ci tutela quando l'ordine è scritto con un inchiostro che svanisce.

Immaginiamo di ricevere un'email in cui il nostro datore di lavoro voglia imporci una procedura illegale o moralmente equivoca, come la distruzione dei documenti fiscali, o lasciar passare una pericolosa minaccia al nostro paese. Oggi è possibile far arrivare il messaggio a un giornalista e rendere pubblica quell'attività. Ma grazie all'informatica infida, il giornalista potrebbe non essere in grado di leggere il documento, il suo computer rifiuterebbe di obbedirgli. L'informatica infida diventa il paradiso della corruzione.

Gli elaboratori di testi come Microsoft Word potrebbero ricorrere all'informatica infida quando salvano i documenti, per assicurarsi che non possano esser letti da nessun elaboratore di testi rivale. Oggi siamo arrivati a conoscere i segreti del formato Word tramite laboriosi esperimenti ed abbiamo elaboratori di testi liberi capaci di leggere i documenti Word. Se quest'ultimo dovesse cifrare i documenti ogni volta che li salva, la comunità del software libero non avrebbe alcuna possibilità di sviluppare software in grado di leggerli; e anche se riuscissimo a farlo, simili programmi potrebbero essere dichiarati illegali sotto il Digital Millennium Copyright Act.

I programmi che usano l'informatica infida scaricheranno in continuazione via Internet nuove regole per le autorizzazioni, onde imporle automaticamente al nostro lavoro. Qualora a Microsoft, o al governo statunitense, non dovesse piacere quanto andiamo scrivendo in un documento, potrebbero diffondere nuove istruzioni dicendo a tutti i computer di impedire a chiunque la lettura di tale documento. Una volta scaricate le nuove istruzioni, ogni computer dovrà obbedire. Il nostro documento potrebbe subire la cancellazione retroattiva, in pieno stile 1984. Lo stesso utente che lo ha redatto potrebbe trovarsi impossibilitato a leggerlo.

È il caso di riflettere sulle spiacevoli conseguenze dell'applicazione dell'informatica infida, studiarne le dolorose possibilità, e decidere se sia il caso di accettarle o meno. Sarebbe stupido e inopportuno accettarle, ma il punto è che il patto che si crede di fare non rimarrà immutato. Una volta dipendenti da quel programma, non se ne potrà più fare a meno, e loro lo sanno bene; a quel punto, cambieranno il patto. Alcune applicazioni faranno automaticamente un aggiornamento che comporta cambiamenti funzionali; e non sarà possibile scegliere di rifiutare tale aggiornamento.

Oggi si possono evitare le restrizioni del software proprietario non usandolo. Usando GNU/Linux o un altro sistema operativo libero, ed evitando di installarvi sopra delle applicazioni proprietarie, allora è l'utente a controllare cosa fa il computer. Se un programma libero include una funzione malevola, altri programmatori della comunità la toglieranno e se ne potrà usare la versione corretta. Sarà inoltre possibile far girare applicazioni e strumenti liberi su sistemi operativi non-liberi; ciò non offre piena libertà, ma molti utenti lo fanno.

L'informatica infida pone a rischio l'esistenza stessa dei sistemi operativi liberi e delle applicazioni libere, perché potrebbe essere del tutto impossibile farle girare. Qualche versione dell'informatica infida potrebbe richiedere che il sistema operativo sia specificamente autorizzato da un'azienda particolare. Potrebbe essere impossibile installare dei sistemi operativi liberi. Altre versioni dell'informatica infida potrebbero richiedere che ciascun programma sia specificamente autorizzato da chi ha sviluppato il sistema operativo. Sarebbe impossibile per l'utente far girare dei programmi liberi su tale sistema. Se trovate il modo di farlo, e lo raccontate in giro, potrebbe essere un reato.

Negli Stati Uniti esistono già delle proposte legislative che vorrebbero imporre a tutti i computer di supportare l'informatica infida, con il divieto di collegare a Internet i vecchi computer. Una di queste è il CBDTPA (noi lo chiamiamo Consume But Don't Try Programming Act – “Utilizza i programmi ma non tentare di realizzarli”). E pur se non potranno costringerci legalmente a passare all'informatica infida, ci sarà un'enorme pressione perché venga accettata. Spesso oggi si usa il formato Word per comunicare, nonostante ciò provochi un gran numero di problemi (si veda “Possiamo mettere fine agli allegati Word”). Se soltanto una macchina basata sull'informatica infida fosse in grado di leggere i documenti Word più recenti, molta gente finirà per adeguarvisi, qualora considerino la questione puramente in termini individuali (prendere o lasciare). Onde opporsi all'informatica infida dobbiamo unire le forze ed affrontare la situazione come una scelta collettiva.

Per ulteriori dettagli sull'informatica infida, si veda (in inglese) “Trusted Computing” Frequently Asked Questions”.

Per bloccare l'informatica infida occorre la mobilitazione di un vasto numero di cittadini. C'è bisogno del vostro aiuto! Supportate la campagna della FSF contro la Gestione Digitale delle Restrizioni (DRM – Digital Restrictions Management), Defective by Design,

Appendici

  1. Il termine “informatica fidata” si utilizza nel campo della sicurezza informatica con un significato diverso; bisogna fare attenzione a non confondere i due significati.

  2. Il progetto GNU distribuisce GNU Privacy Guard, un programma per l'implementazione di firme digitali e cifratura a chiave pubblica, che può essere usato per inviare email sicure e private. È utile esplorare il modo in cui GPG differisce dall'informatica infida, e vedere cosa rende vantaggioso uno e pericolosa l'altra.

    Quando si usa GPG per l'invio di un documento cifrato, e se si usa GPG per decodificarlo, il risultato è un documento non cifrato che è possibile leggere, inoltrare, copiare e perfino cifrare nuovamente per inoltrarlo con sicurezza ad un altro destinatario. Un'applicazione di informatica infida ci consentirebbe di leggere le parole sul monitor, ma non di produrre un documento non cifrato da utilizzare in altri modi. Il pacchetto di software libero GPG mette le funzioni di sicurezza a disposizione degli utenti, sono loro ad usare il programma. L'informatica infida è progettata per imporre delle restrizioni sugli utenti; è essa ad usare gli utenti.

  3. I sostenitori dell'informatica infida focalizzano i loro discorsi nei benefici di questa tecnologia. Ciò che dicono è spesso vero, ma non è importante.

    Come buona parte dell'hardware, l'hardware utilizzato per l'informatica infida può essere usato anche per scopi non dannosi, ma a questi fini si possono utilizzare altri sistemi, che non richiedono quello specifico hardware. La principale differenza che l'informatica infida presenta per gli utenti è la conseguenza spiacevole: manipolare il vostro computer in modo che lavori contro di voi.

    È vero quel che dicono loro ed è vero quel che dico io. Cosa se ne deduce? L'informatica infida è un piano per rubarci la libertà, dandoci allo stesso tempo dei piccoli benefici per distrarci e non farci capire quel che perderemmo.

  4. Microsoft presenta Palladium come una misura di sicurezza ed afferma che proteggerà gli utenti dai virus, ma tale affermazione è evidentemente falsa. Una presentazione tenuta da Microsoft Research nell'Ottobre 2002, ha affermato che una delle specifiche di Palladium è che i sistemi operativi e le applicazioni esistenti continueranno a funzionare; quindi i virus continueranno a poter fare tutte le cose che possono fare oggi.

    Quando Microsoft parla di “sicurezza” riferendosi a Palladium, non utilizza il termine per il significato che esso normalmente ha: il proteggere la vostra macchina dalle cose che non volete. Essi intendono il proteggere le vostre copie di dati presenti sulla vostra macchina dall'accesso da parte vostra, nei modi non desiderati da altri. Una diapositiva nella presentazione elencava diversi tipi di informazioni riservate per la cui protezione poteva essere usato Palladium, inclusi “informazioni segrete di terze parti” e “informazioni segrete dell'utente”. Ma le “informazioni segrete dell'utente” sono state messe tra virgolette riconoscendo che ciò è qualcosa di assurdo nel contesto di Palladium.

    La presentazione faceva frequente uso dei termini che generalmente vengono associati al contesto della sicurezza, come “attacco”, “codice malevolo”, “spoofing” e “fidato”. Nessuno di essi aveva il significato usuale. “Attacco” non stava a significare che qualcuno stava provando a farvi del male, ma significava che voi stavate tentando di copiare della musica. “Codice malevolo” significava codice installato da voi per fare operazioni che qualcun altro non voleva che la vostra macchina facesse. “Spoofing” non significava che qualcuno vi stava raggirando, ma significava che voi stavate raggirando Palladium. E così via.

  5. Una affermazione precedente degli sviluppatori di Palladium stabiliva la premessa di base che chiunque avesse sviluppato o raccolto delle informazioni avrebbe dovuto avere il controllo totale su come l'utente le avrebbe potute utilizzare. Questo potrebbe rappresentare una svolta rivoluzionaria rispetto alle passate idee di etica e di sistema legale, e la creazione di un sistema di controllo senza precedenti. I problemi particolari che derivano da questo sistema non sono casuali: essi sono il risultato del fine per il quale il sistema è stato progettato. E' questo fine che deve essere rifiutato.


Nel 2015, l'informatica infida è stata implementata nei computer con il nome di Trusted Platform Module (TPM); però, per ragioni pratiche, il TPM è fallito nel suo scopo di essere una piattaforma per la verifica dei DRM (che noi chiamiamo “Gestione digitale delle restrizioni”), e quindi le aziende implementano il DRM in altri modi. Al momento, TPM non è utilizzato per il DRM in alcun modo, e sembra che a causa di ragioni tecniche questo non sarà mai possibile. Quindi l'uso corrente di TPM si riduce ai soli, innocui, scopi secondari, ad esempio la verifica che nessuno abbia apportato modifiche di sistema nascoste ad un computer.

In conclusione, il TPM disponibile nei computer attuali non è pericoloso, e non ci sono motivi per evitare la sua inclusione in un computer o il suo supporto via software.

Questo non significa che tutto vada bene: sono già in uso altri sistemi hardware, che hanno tutti i problemi che ci si può aspettare, per impedire al proprietario di un computer di cambiare il software in uso; ad esempio, se ne trovano in alcuni dispositivi ARM, nei telefoni cellulari, in automobili, TV e altri dispositivi.

E questo non significa nemmeno che la verifica remota sia innocua. Se un dispositivo avrà successo nell'implementarla, questo sarà un serio problema per la libertà degli utenti. Il TPM attuale è innocuo solo perché non è riuscito nel suo intento di rendere fattibile la verifica remota, ma i tentativi futuri potrebbero avere maggiore successo.