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La posizione della FSF sulla proposta del W3C circa la politica royalty-free (uso gratuito) sui brevetti

Riscritto in data 1 Giugno 2003

La nostra posizione

La Free Software Foundation, nella persona del Professor Moglen della Columbia University Law School, ha partecipato nel gruppo di lavoro del W3 Consortium sulla politica brevettuale da Novembre 2001 sino all'attuale bozza. La Fondazione ritiene l'attuale bozza conclusiva, che propone l'adozione di una politica sui brevetti senza oneri (royalty-free o RF), un passo significativo per proteggere il World Wide Web dagli standard gravati da brevetti. Significativo però insufficiente, in quanto non raggiunge lo scopo prestabilito per via di una falla che permette di imporre condizioni su queste licenze di brevetto che proibirebbero implementazioni software libere degli standard.

Il problema sorge dalle restrizioni relative al “campo di utilizzo” che i detentori dei brevetti possono imporre nelle loro licenze di brevetti royalty-free. Tali restrizioni affermano che si può implementare l'idea brevettata solo a patto di seguire precisamente la specifica dello standard e di non deviare in alcun modo da essa. Quindi, se si modifica il codice in maniera tale da allontanarsi in maniera seppur minima dalla specifica, la licenza di brevetto cessa di garantire protezione dall'essere denunciati per aver infranto il brevetto.

Il W3C ha delle politiche per respingere alcuni tipi di restrizioni sul “campo di utilizzo”. Per esempio, non permette ad una licenza di brevetto di essere limitata ad un certo tipo di software o piattaforma. (Ne siamo venuti a conoscenza nel 2012). In ogni caso, ciò non è sufficiente per fare in modo che altri tipi di restrizioni causino un problema.

Un requisito del software libero è che gli utenti abbiano la libertà di modificarlo e ridistribuirlo. Difficilmente possiamo considerare gli utenti liberi di pubblicare versioni modificate del programma se, per una parte del suo funzionamento, la modifica è proibita. Quindi, queste restrizioni sul “campo di utilizzo” impedirebbero l'implementazione degli standard del W3C come software libero.

Le restrizioni sul “campo di utilizzo” sono anche legalmente incompatibili con la sezione 7 della GNU General Public License (versione 2), visto che non permette che la libertà degli utenti di modificare il codice sorgente venga calpestata in questo modo.

Molte altre licenze di software libero non hanno alcuna salvaguardia equivalente alla Sezione 7 della GPL, ma non è possibile risolvere il problema semplicemente passando ad una di esse. La Sezione 7 ha l'intento di impedire l'imposizione di restrizioni tangenziali (per esempio, tramite licenze di brevetti) che negherebbero la libertà che la GPL stessa garantisce. Se la licenza del software non fa nulla per impedire ciò, ci si potrebbe trovare in situazioni nelle quali la licenza del programma sembrerebbe garantire la libertà, ma questa libertà in realtà è stata sottratta da restrizioni non specificate in essa.

La libertà di modificare il software può sempre essere limitata da brevetti di terze parti in modo che la licenza di copyright del software non lo riveli. Questo è il motivo per il quale i brevetti del software sono così pericolosi per la libertà del software.

La FSF prevede di continuare a partecipare nel processo di implementazione. Proveremo a convincere i detentori di brevetti a non imporre restrizioni sul “campo di utilizzo”, ed incoraggiamo tutti coloro che sostengono il diritto degli sviluppatori di software libero di implementare tutti i futuri standard web di fare lo stesso.